La ricetta delle tagliatelle black and white non racconta semplicemente un piatto, ma parla di una vera e propria filosofia di vita.
Quella vita che è fatta di colori chiari e scuri, di luci e ombre, di contrasti che convivono, che si oppongono, che si completano. Lo Yin e lo Yang sono l’emblema di questa filosofia che, sia che la si noti, sia che la si ignori, partecipa alla quotidianità di ogni individuo.
Anche in cucina lo Yin e lo Yang hanno grande parte, anche se forse non è così immediato pensarci.
In ogni piatto che presentiamo in tavola ci sono elementi che si contrappongono, che si intersecano in modo armonioso. Pensiamo, per esempio, al piatto che presentiamo oggi. Qui c’è l’acqua, c’è il fuoco, ci sono prodotti che provengono dal mare e altri dalla terra, c’è un impasto chiaro che si unisce ad un impasto scuro in ogni singola tagliatella.
In questo blog siamo in due e, come abbiamo ripetuto tante volte, nei nostri caratteri diversi, nei nostri gusti differenti, nelle nostre peculiarità, c’è comunque un’unione di intenti e di visioni. Penso che questo piatto rappresenti alla perfezione il nostro percorso, il nostro modo di concepire questo lavoro nel nostro piccolo spazio che occupa un minuscolo puntino nello sconfinato mondo del web. Questa ricetta ci rispecchia poiché porta alla preparazione di un piatto leggero, gustoso, dal carattere deciso con un profumo delicato e con colori che colpiscono per l’inusualità, e penso proprio che questa sia anche la miglior descrizione che potremmo fare di noi e di questo blog.
Ingredienti per 3 persone:
Per le tagliatelle:
200 g di farina 00
2 uova
1 generoso pizzico di sale
1 bustina di nero di seppia
Per il condimento:
300 g di cozze freschissime
2 spicchi d’aglio
1/2 bicchiere di un buon vino bianco
4 gambi di prezzemolo ricchi di foglie (potete usare anche del coriandolo fresco, se volete dare un tocco più esotico)
olio evo 3 cucchiai
Preparazione:
Per le tagliatelle bianche:
Rompete l’uovo e, in un piccolo recipiente, unite il sale. Sbattete leggermente con una forchetta.
Versate 100 g di farina 00 su una spianatoia. Formate un piccolo cratere al centro e versatevi l’uovo. Impastate fino ad ottenere un impasto elastico. Aggiungete qualche cucchiaino di acqua, se fosse necessario. Formate una piccola palla, copritela con uno strofinaccio o con della pellicola per alimenti e lasciate riposare per trenta minuti.
Per le tagliatelle nere:
Procedete esattamente come per le tagliatelle bianche, con un’unica differenza: unite all’uovo sbattuto il nero di seppia.
Come creare una tagliatella bicolore:
Una volta terminato il tempo di riposo dell’impasto, che servirà per ridurne la resistenza mentre la stenderete, infarinate leggermente il piano di lavoro e, con un mattarello, iniziate a stendere prima l’impasto chiaro e poi quello nero.
Create un foglio di pasta alto circa tre millimetri, poi tagliate a rettangoli gli impasti.
Componete una lingua di pasta alternando un rettangolo di pasta chiara con uno di pasta nera, sovrapponendole leggermente l’una all’altra. In questo modo i rettangoli di colore diverso si uniranno gli uni agli altri durante la sfogliatura. Bagnate i bordi della pasta con dell’acqua, nel caso si fosse un po’ asciugata.
Lavorate questa lunga fila bicolore con il mattarello, in modo da ottenere una pasta sottile. Se avete una sfogliatrice (chiamata in gergo Nonna Papera) date l’ultima passata alla pasta, in modo da renderne omogeneo lo spessore.
Infarinate generosamente la lingua di pasta bianca e nera, arrotolatela su sé stessa e, con la lama di un coltello, ricavate delle tagliatelle regolari.
Con le mani aprite delicatamente le spirali di pasta, e lasciate asciugare le tagliatelle sparpagliandole su uno strofinaccio pulito, asciutto e leggermente infarinato.
Per il condimento:
Sotto un getto di acqua corrente fredda, pulite le cozze. Eliminate il bisso, ovvero quella sorta cordicella che esce dal guscio, tirandola con forza, semplicemente.
Con l’aiuto di una paglietta o di una spazzolina con setole dure, raschiate ben il guscio, eliminando i residui fangosi e le incrostazioni.
Trasferite le cozze pulite in uno scolapasta e sciacquate abbondantemente.
In una padella larga e bassa, scaldate l’olio e fate imbiondire l’aglio dopo averlo privato della sottile buccia bianca.
Staccate le foglie del prezzemolo dai gambi e utilizzate questi ultimi aggiungendoli all’olio profumato all’aglio.
Unite le cozze, saltate per un minuto, poi aggiungete il vino. Fate evaporare l’alcool per un paio di minuti.
Coprite la padella con un coperchio e lasciate cuocere i molluschi fino a quando si apriranno. Eliminate le cozze che rimarranno chiuse.
Spegnete la fiamma e fate evaporare un po’ di liquido.
Lessate le tagliatelle in abbondante acqua bollente e salata.
Trattandosi di pasta fresca con uno spessore sottile, basteranno pochi minuti di cottura (dai 3 ai 5). Regolate il tempo in base al vostro gusto.
Raggiunta la consistenza desiderata, scolate la pasta e trasferitela in una spaghettiera. Condite con le cozze e con il liquido di cottura dei molluschi. Tritate le foglie fresche di prezzemolo e distribuite il trito profumato sulla pasta.
Impiattate e servite.
La cucina per noi è gioia, felicità di condividere un piatto, un ingrediente, un sorriso! E visto che spadellare ci mette sempre tanta allegria, oggi abbiamo deciso di fare follie lanciando il nostro primissmo #giveaway.
Rispondete alla domanda “Cosa ami della divisa di uno chef in cucina?”. Tra tutti i commenti pervenuti entro il 31 marzo 2016, Siggi e Fuudly (nuova piattaforma social dedicata tutta al food) selezioneranno n°3 fortunati lettori a cui inviare un kit da cucina dell’esclusiva collezione MasterChef firmata Siggi.
P.S. A proposito, cosa ne dite delle nostre nuovissime divise da MasterChef personalizzate?
Francesca e Giovanna
Ciao ragazze! Intano complimenti per la ricetta, favolosa! Veniamo alla domanda, “Cosa ami della divisa di uno chef in cucina?” Beh io amo in particolare la casacca dello Chef, soprattutto bianca, sopporto poco i grembiuli forse per questo 🙂
Un abbraccio e, a presto!
Silvia
Che meraviglia questa ricetta, bravissime !!! La divisa da chef è’ come il mantello per Superman, libera i super poteri… Creatività, passione e coraggio. 🙂
Ahahaha hai proprio ragione Marco!!!
Ragazze che primo piatto fantasticoooo!! Si potrebbe cambiare il premio del #giveaway?? A me piacerebbe più che il kit, una bella cenetta in vostra compagnia con queste squisitissime tagliatelle! Sono favolose e poi io adoro le cozze.
Le foto poi…cheneparliamoafare???
baci
Debora quando vuoi ti aspettiamo. Io ho due camerette libere a casa e Francy una. Quindi scegli quando e facciamo festa!!!
Bellissime come sempre, dico anche io la mia. La casacca da chef è come una tela sulla quale alla fine della giornata ci sarà dipinto il capolavoro di gusto che la mente geniale dello chef aveva elaborato nella sua mente.
AAA cercasi mercenari disposti a rapirle per farle cucinare per noi ah ah ah ^^
Dulcipedia, organizziamo! Vi rapiamo noi e vi imbottiamo di leccornie 😉
Cosa mi piace della casacca di uno chef? Beh il brivido che mi da quando la indosso…adoooooroooooo!!!
Mi piace moltissimo il grembiule da cucina… Malo indosso pochissimo! Forse perché mi manca quello giusto!!! 😉
Un abbraccio e brave come sempre!
Ciao
Elisa
Allora bisogna provvedere a recuperarne uno nuovo 😉
Complimenti per questo piatto! Io ogni volta che indosso la divisa mi vengono i brividi a leggere il mio nome ricamato sopra.
Lo pensavo le prime volte e lo penso ancora adesso a distanza di anni
Se fai questo l’abito con passione credo che anche per lo chef sua la stessa cosa
Mi piace che la divisa sia bianca e pulita dopo che ha cucinato 😉
Questa è una grande sfida. Noi difficilmente usciamo indenni da una ricetta hihihi
Ricetta d’effetto, foto meravigliose come sempre! Complimenti per ogni cosa che proponete. Per il giveaway direi che amo molto il bianco ma devo capitolare davanti alla fascinosa divisa di chef Rubio, nera e grigia!
Inizio con i doverosi complimenti per il vostro fantastico blog! E poi sarò concisa. Divisa da chef: bella. Divisa da chef con dentro Cracco: più bella!
Ariannaaa rapiamo Cracco hihihi
Io ci sto! Abito in un paesino sperduto del Monferrato…nessuno lo verrà a cercare qui! Mmm … o forse mi sono già compromessa troppo !?!? 😉
Della divisa di uno chef a me piace molto il grembiule!
A me piace il cappello da chef.
Della divisa di uno chef io amo la giacca!
La giacca da chef per me ha sempre il suo fascino
Ho sempre amato sin da piccola il cappello da chef perchè adoro stare in mezzo ai fornelli.
Della divisa di uno chef io adoro il grembiule annodato in vita. Semplice, utile e pratico.
La giacca indubbiamente è simbolo per eccellenza di uno chef.
Io voto il cappello, ho sempre desiderato averne uno!
Lo chef in divisa mi ha sempre affascinato e anch’io voto per la giacca
la vostra divisa è bellissima!!! cosa mi piace delle divise da chef ? mi piacciono quelle un po’ insolite colorate e con il nome, personalizzate al massimo!
Bellissima ricetta complimenti 🙂
E poi, della divisa da chef mi piace il fatto che quando la indossi il mondo esterno e le sue distrazioni cedono il passo alla passione per la cucina; niente è più importante che cucinare il miglior piatto di sempre, per superarsi poi alla successiva occasione.
ciao ragazze, avevo messo un commento qualche giorno fa dal cell ma deve essere andato perso! 🙁
Pazienza, ci riprovo! che belle le vostre tagliatelle e lo spirito Yin&Yang! Adoro…
Cosa amo della divisa da chef? ma ovviamente oltre alla casacca, il cappello, che accarezza e avvolge la mente di quell’essere geniale, creativo e un po’ folle come sono gli chef…ecco queste è la mia idea! Un abbraccio!
Ciao Aleeeee, grazie! <3
Il cappello effettivamente è come un po' come una nuvola di idee geniali
Della giacca da chef mi piace il nome ricamato in corsivo, mi ricorda il mio grembiule quando andavo a scuola dove oltre a impegnarmi mi mettevo sempre alla prova per migliorare. Non ne ho ancora una ma anche perché penso di essere uno chef, sono solo un’appassionata. Complimenti per la ricetta perché il profumo è arrivato fino a Firenze
Angela, ti dirò che la giacca da chef mi mette sempre in soggezione. Non essendo uno chef non credo di meritarmela, dato che la mia cucina e il mio percorso non sono nemmeno lontanamente paragonabili a chi si è fatto in quattro per diventare chef. Il grembiule, invece, mi rappresenta molto di più… è più “leggero”, giocoso, e indossandolo non faccio torto a nessuno 😉 Salutaci Firenze!!!
La mia vita è tutta bianco e nero,la mia casa è tutta bianca e nera, il nero é il mio colore preferito non potevo non commentare questa ricetta veramente interessante perché non esprime solo la voglia di essere gustata ma anche la fusione di due persone belle come voi!
Il grembiule in cucina serve a far capire agli altri che non stiamo affatto scherzando !!!
Esatto Ale, qui non si scherza… ma il sorriso è all’ordine del giorno 😉
Ragazze che dire? È proprio vero che questo post rappresenta al meglio la vostra essenza!
Quel nome ricamato sulla divisa racchiude tutto: orgoglio, passione, valore, emozione….
È questo che avete provato anche voi indossandolo vero?
Tania, sì! Hai detto proprio bene! Devo dirti la verità, il mio nome ricamato mi ricorda cosa sto facendo e perché, e oltre a convincermi ancora di più che sono proprio sulla “strada” che ho scelto, mi diverte anche moltissimo… e credo che dalle foto si veda 😉
Ragazze siete bellissime in divisa da chef, l’avete ancora addosso vero? 😉
Fin da piccola sono sempre stata attratta dal cappello da chef, ogni volta che vedevo mio zio indossarlo (chef solo per la famiglia) gli dava un’aria così importante e solenne che qualsiasi ricetta mi raccontasse e cucinasse acquistava un gusto diverso! Ancora oggi il cappello da chef suscita in me grandissimo interesse ed ogni volta mi fermo ad osservarlo con ammirazione.
Ragazze che dire…le vostre nuove divise sono superstilose come voi, e come l’elegantissimo piatto che presentate (e che fame, mannaggiaamme che sarei – molto ipoteticamente – a dieta!)
Per rispondere al giveaway invece dico che quello che amo nella divisa da chef è quello che sempre dovrebbe rappresentare cioè il costante lavoro di ricerca, la curiosità, la capacità di giocare con gli ingredienti migliori trasformandoli – oplà, come per magia – in qualcosa di altrettanto bello e buono.
E poi…sai quante monellerie ti permette di compiere quella candida casacca? 😉