Lo sprint di oggi ci porta in Friuli Venezia Giulia, dove viene prodotta la IPA, Italia Pale Ale, italiana al 100%.
La birra di oggi è una Pale Ale, tipologia di birra britannica che nasce agli albori della rivoluzione industriale nella seconda metà del ‘700.
La IPA, prodotta dal birrificio Gjulia, è una birra chiara ad alta fermentazione, che utilizza malti e luppoli prodotti direttamente nei terreni di proprietà del birrificio. Per questo IPA non sta per il solito India Pale Ale, ma per Italia Pale Ale.
Questa birra viene rifermentata e affinata in bottiglia, inoltre non viene né filtrata né pastorizzata.
La IPA è caratterizzata da un colore intenso con riflessi arancio, e presenta una notevole luppolatura comunque bilanciata dalla sua corposità. Per questo motivo la sensazione finale che lascia dopo la degustazione è fresca e speziata. Il suo profumo è decisamente agrumato.
Gli ingredienti sono: acqua del Monte Mia, malto d’orzo, luppolo, lievito e zucchero.
Il volume alcolico è del 5,8%, e si consiglia di servire il prodotto ad una temperatura di 8°/10°.
Riguardo alla definizione Pale Ale è interessante sapere che questa tipologia di birra nasce in Inghilterra. Le origini portano alla cittadina di Burton-on-Trent, verso la metà del ‘700, periodo di rivoluzione industriale nel quale il passaggio da un’economia prevalentemente agricola ad un’economia che portava con sé nuovi processi produttivi e nuove esigenze, spingeva le persone a mutare anche il proprio stile di vita e quindi le abitudini alimentari. La produzione dei birrifici non fu risparmiata da questi cambiamenti e le birre divennero più leggere e più adatte ad un consumo di massa.
Tra le Pale Ale si ricorda, in particolare, la India Pale Ale, molto più alcolica, luppolata e quindi più facilmente conservabile tanto da poter essere spedita in India e consumata dai soldati britannici nelle colonie.
Il birrificio agricolo artigianale Gjulia, produttore di questa IPA, si trova a Cividale del Friuli in provincia di Udine. All’interno della produzione troviamo birre classiche e birre speciali. Tra le classiche ci sono: una chiara ad alta fermentazione, una bianca di frumento, una scura ed un’ambrata, entrambe doppio malto. Tra le birre speciali compaiono, oltre alla IPA: una chiara prodotta con malto e luppolo biologico, una birra gluten free, una Barley Wine affinata in barrique per 18 mesi, e due birre caratterizzate dall’aggiunta di mosto d’uva di vitigni autoctoni.
Le due birre a mosto d’uva si chiamano Ribò e Grecale. La Grecale prevede l’aggiunta di mosto di Picolit, nobile vitigno friulano e viene presentata sul mercato esclusivamente una volta l’anno, nel mese di novembre. La Ribò, invece, è caratterizzata dalla presenza di mosto di Ribolla Gialla e,nell’occasione in cui ho avuto modo di assaggiarla, ho notato una soprendente corrispondenza tra questa birra e il noto vino.
La tappa di oggi è conclusa, ma quale sarà la prossima? Vi lascio solo una piccola anticipazione: la prossima birra vede protagonista un piccolo frutto di stagione.